Io non so se tutti i volontari abbiano avvertito questa sensazione, ma per me è stato così, cioè essermi sentito a casa, aver sentito che la Grangia era anche la mia casa ed un punto di incontro dove incontrare i miei amici ha fatto sì che mi sia innamorato di questo luogo.
Certo, sono le persone che creano questa magia, questo insieme di sentimenti e può essere che non sia sempre così e che non valga per tutti. Ma penso che la cosa più bella che possa succedere ad un volontario è di sentirsi anche lui un po' forestiero, di arrivare ad una casa dove nessuno lo conosce, di essere un po' timoroso e di pensare fra sé e sé "Chissà poi se ci sarà qualcuno che mi degnerà di uno sguardo?", di trovarsi davanti a quel portone d'ingresso a suonare, e poi da lì in avanti essere felice di essere arrivato proprio a quella casa perché tutti ti salutano e già ti considerano uno di loro.
Fare il volontario alla Grangia
Vuol dire dare un po' del proprio tempo, ed aver la voglia di parlare ed ascoltare chi di cose da dire ne ha tante, saper ascoltare anche i silenzi quando il ricordo si fa dolore e parlare fa male, aver la capacità di essere di stimolo non solo perché portatore di un bagaglio culturale che l'altro può non avere ma anche perché in una situazione psicologica più favorevole per vedere in maniera distaccata una situazione e saper consigliare ... e poi io credo che mai una persona che voglia fare del volontariato debba cadere nella depressione di sentirsi inutile. Il ruolo del volontario non è solo il fare (perché spesso se non avete le conoscenze tecniche riuscirete a fare ben poco) o il risolvere i problemi (che succede raramente!); spesso è semplicemente più importante lo stare con, penso che sia bello e quindi fonte di serenità e di amicizia reciproca già restare a parlare con uno degli ospiti stranieri, stare a giocare con loro, animare le loro serate con canti e giochi.
Se un ragazzo mi chiedesse perché andare alla Grangia a fare volontariato, risponderei così: "Vai, la casa ha una porta sempre aperta, fai finta di esser stato invitato ad una festa dove c'è gente che va e che viene, parla e balla con tutti e divertiti, fallo per te stesso senza falsi pudori, cerca di trovarti bene e vedrai che avrai voglia di tornare ad incontrare quelle persone e incomincerai a capire anche i bisogni di una casa, di come la casa fa ad andare avanti e ti verrà spontaneo dare tempo ed entusiasmo in ciò che ti da gioia, sarai tu stesso a trovare il tuo ruolo nell'economia della casa". In realtà ho l'impressione che l'arrivare ad una casa di questo tipo, bussare, dire "Salve, vorrei fare il volontario, di cosa avete bisogno?" sia una formula che non funziona. Primo, nessuno vi affiderà un compito senza prima conoscervi; secondo, potreste ritrovarvi a fare cose che non vi piacciono; terzo, respirate ed imparate l'aria della casa prima di scegliere in quale delle sue stanze vi piace stare e lavorare.
Sì, la casa vive su tutte le persone che la frequentano, perciò siete tutti invitati.
Maurizio